martedì 28 gennaio 2014

Panico e curiosità

Due settimane fa ho pubblicato il precedente post in cui, prima di cominciare una lunga disquisizione sul lavoro creativo, ho annunciato il mio desiderio di piantarla con le lagne e cercare di combinare qualcosa. In realtà la prima parte era esplicita, la seconda no ma sappiate che l'intenzione era quella.
E in effetti ho cominciato. Mi sono data da fare, ho smazzato per giorni e alla fine qualcosa ho prodotto. Che cosa, in particolare non è dato saperlo ora, l'importante è che l'abbia fatto, riscuotendo qualche risposta positiva dai vari collaboratori.
Poi, mentre il cuoricino si riempiva di speranza per la buona riuscita del nuovo progetto, da voci alle quali avevo smesso di dare fiducia arriva la proposta che aspettavo da mesi.
E così, senza pensarci troppo su, ho inviato il curriculum e tentato la fortuna. Che stavolta è stata dalla mia.
Così, popolo della rete che fedelmente mi segue da anni, sono felice di condividere con voi la gioia per il mio primo impiego pagato!
Finalmente (ufficialmente da lunedì prossimo) sono anch'io una lavoratrice retribuita a contratto regolare. Leggete stagista ma per me è come guardare il mondo dall'ultimo piano dell'Empi... no, facciamo dal duomo di Milano.
Se poi tenete conto che da ormai cinque mesi ho iniziato (meglio tardi che mai) a soffrire di vertigini, vi dirò che la paura è più o meno la stessa.
Sarò completamente - o quasi - autonoma, lavorerò con persone che hanno dimostrato di riporre piena fiducia in me e le aspettative sono molto alte... il pensiero di deluderle mi fa morire dentro, il timore di non essere all'altezza del compito fa a pugni col desiderio di mettermi alla prova. So cosa penseranno in molti, che alla fine ce la farò e darò il meglio di me, è la stessa cosa che mi ripetono gli amici e il moroso, ma è normale avere paura all'inizio. specialmente quando di fatto non ci sono precedenti rilevanti... Ma come dice il saggio, la paura ti tiene lontano dall'essere un dottore a metà. O un impiegato, un cameriere, un programmatore, un ingegnere o nel mio caso, un disegnatore, quindi ben venga, soprattutto se accompagnata da una buona dose di curiosità e voglia di sperimentare e migliorare.
Con una marea di domande per la testa, credo che andrò a dormire. Ufficiosamente domani si comincia!

martedì 14 gennaio 2014

#coglioneno. Per quanto triste possa sembrare.

Tre giorni fa ho promesso di smetterla con le lagne.
Non trovo lavoro, faccio schifo, non sono capace di fare nulla, nessuno mi vuole, morirò povera e disoccupata.
Basta! 
Tuttavia stasera, di ritorno dalla consueta lezione di lindy hop, anzi di swing, accendo il computer e mi imbatto nella campagna pubblicitaria ormai condivisa da una buona metà dei miei contatti, #coglioneno. E inizio a leggere. Fatalità, proprio in quel momento mia madre stava guardando Piazzapulita, ospiti gli Zero (creatori della campagna di cui sopra). La cosa stuzzica il mio interesse così, oltre al link, ascolto pure il discorso del ragazzo toscano (non so chi sia dei tre, giuro studierò) che da il colpo di grazia alla mia già fragile serenità.
Tornata in camera, condivido io stessa l'articolo e poi, cosa pericolosa e controproducente, inizio a riflettere.
Per prima cosa vorrei complimentarmi con gli Zero per l'idea e la capacità di virilizzare in poco tempo la campagna. Finalmente un'idea intelligente in mezzo alla marmaglia di schifezze che passa il web. Se avessi anch'io l'idea geniale, riuscirei - si, è un inizio - ad ottenere più visibilità. Invece pare proprio che nelle mie corde, la capacità di creare un prodotto virale sia estranea e sconosciuta. 
Purtroppo però, sebbene davvero una gran parte dei miei contatti avesse letto e condiviso la campagna, la paura che questa rimanga appannaggio degli "addetti ai lavori" senza raggiungere il pubblico realmente da sensibilizzare è viva. Gli amici che l'hanno condivisa sono anch'essi creativi e per la maggior parte (forse tutti), giovani. Chi l'ha letta idem, mentre il pubblico da raggiungere è ben più vasto e differente. Mi è venuta la malsana idea di allegare il link alla prossima email che spedirò. Ma anche qui il discorso deve prendere una piega leggermente diversa. Perché il mio problema è che fondamentalmente non mi si caga nessuno. Qualche volta ricevo offerte di lavoro gratis, ma gli stessi committenti sono studenti forse più disperati di me, ai quali non me la sento di chiedere soldi perchè sono la prima a comprendere la situazione. Io stessa sto avviando un'attività, sperando nel buon cuore dei collaboratori e finora nessuno di loro mi ha mandata a quel paese. Ci aiutiamo a modo nostro. éPer quanto riguarda le aziende invece, nessuna sembra interessata al mio estro creativo e alle mie capacitò. Non propongono collaborazioni gratis, semplicemente ignorano, perchè cercano qualcuno con esperienza, che possa garantire un lavoro professionale. Ma la domanda è sempre la stessa: Come faccio a crearmi un'esperienza se nessuno mi fa iniziare? Sarete mica nati imparati voi!
Potrei darmi da fare e cominciare qualcosa da sola. E qui giunge il terzo punto della mia riflessione (collegato anche alla mia incapacità di creare prodotti virali): non solo le aziende, ma gli stessi creativi e compagni di scialuppa sembrano disinteressati a quel che faccio. Pare lo considerino un'arte inutile. Se così non fosse, qualcosa salterebbe fuori, una richiesta, qualche consiglio... e parlo di quelli che un lavoro ce l'hanno, come i miei colleghi montatori, grazie ai quali tutto ciò che posso fare io risulta inutile perchè loro possono garantire un prodotto sicuramente di qualità inferiore, ma consegnato in tempi più rapidi. Non avranno la sensibilità di un animatore, ma ormai il mercato se ne fotte alquanto e punta tutto sulla velocità. L'ho imparato a mie spese. Quindi l'aspetto che più mi inquieta, è il fatto di conoscere creativi i quali, anziché aiutarsi a vicenda, considerino quelli che operano nel mio campo inutili e buoni solo a un pubblico di bambini. 
Così, ancora una volta mi trovo a domandarmi se anni di studio e impegno siano stati un buon investimento. Avrei fatto meglio a finire il liceo e cominciare a lavorare in un negozietto, in un ristorante, in uno studio medico. Probabilmente avrei una famiglia, di sicuro avrei una casa tutta mia e un po' di rispetto in più. Di una cosa sono fermamente convinta: quando avrò un figlio - e giuro, lo avrò -, e questo mi dirà che vuole studiare danza, arte, musica o design, lo iscriverò di corsa all'ITIS, oppure lo manderò a fare l'apprendista da un meccanico.
In un paese come l'Italia questo non significa distruggere i sogni. Purtroppo io la chiamo lungimiranza. 

giovedì 9 gennaio 2014

C'è da ben sperare

Lo so, lo so, l'anno nuovo è cominciato da più di una settimana, avrei già dovuto adagiarmici comodamente, lasciarmi cingere dai giorni che scorrono, crearmi una conchetta dove guardare e vivere i tempi che verranno. Purtroppo però, l'unica superficie dove mi sono adagiata finora è il letto del coinquilino della mia amica Meow, sbavando impunemente sul cuscino del suddetto. Non fatevi cullare da pensieri piccanti: il fanciullo era assente e ad ogni modo non interessato alla mia persona in quanto amante del sesso maschile. Per quanto riguarda il lasciarmi cingere, fantasticate pure, perchè finalmente la mia vita ha iniziato a prendere una piega interessante (ribadisco i ringraziamenti a CdS) quindi posso dire che il nuovo anno si è presentato con una bella faccia.
Ad ogni modo, nonostante da ormai una settimana siamo entrati con entrambi i piedi nel duemilaquattordici, mi piacerebbe tirare le fila dell'anno passato, da un punto di vista diciamo globale.
Il duemilatredici è stato l'anno di Game of Thrones e di Walter White. E' stato anche l'anno di Papa Francesco, del swing, di Ruzzle, di Candy Crush e di Scottecs Comics. Guardando Supersquorz ho scoperto che l'acqua è un veleno potentissimo e non sono mai stata più felice di non possedere una vasca da bagno (già, i 27 sono quasi passati ma è meglio stare attenti) e ancora del ritorno di Bridget Jones, delle start up, del coworking e di Adruino (che poi, se queste cose esistevano anche l'anno passato, io comunque le ignoravo).
Purtroppo però, il 2013 è stato anche l'anno di Oscar Giannino, di Renzi, di Beppe Grillo e dell'Italia sull'orlo dell'anarchia. Di Miley Cyrus che cavalca una palla da demolizione e del vintage arraffazzonato, quello che intreccia senza problemi gli anni '20 con gli anni '50, unendo piume e Delorian, come se tutto ciò che è passato fosse indistintamente buono e giusto. Che potrei anche accettarlo, ma proponetemi una cosa per volta. E se volessimo ignorare tutti i prediciottesimi che il duemilatredici ci ha regalato, non possiamo ignorare che sia stato l'anno degli elenchi. Più numerosi di quando Saviano ce li propinava in televisione a Vieni via con me.
Come non ricordare
 - I buoni propositi per un anno in bicicletta
 - Le ventiquattro cose che siamo stanchi di sentire
 - Le venti pubblicità degli anni '50 che oggi sarebbero considerate immorali
 - le dieci cose da fare per la buona riuscita di un colloquio (no vi prego, guardatelo perchè fa troppo ridere)
 - Le 20 foto che non dovete perdervi (se non soffrite di vertigini)
 - Le cose che vi rendono un antifiga
 - Le otto cose da fare prima di stendere il bucato
 - Le quarantaquattro cose da fare mai
 - Le ventordici scuse per immagazzinare nel domani quello che avrei dovuto fare ieri
Sebbene tutti questi elenchi dimostrino più o meno la stessa cosa, uno in particolare la fa apparire più lampante che mai:


Da ogni punto dell'articolo emerge in modo lampante come ormai ognuno di noi aspiri alla notorietà. E soprattutto che non importa avere talento, particolari capacità, bella presenza, titoli nobiliari, perchè viviamo in un paese dove Trucebaldazzi ha più possibilità di comparire in televisione rispetto a un diplomato al conservatorio.
Capite da soli che per una povera crista reduce da anni di sforzi e riconoscimenti più o meno inutili, da ormai sei mesi in cerca di un briciolino di attenzione, tutto ciò sia scoraggiante e nauseabondo.
Il 2013 è stato l'anno delle pacche sulle spalle e dei lavori gratis, c'è da ben sperare che quello nuovo riservi palate di danaro e un repulisti totale delle schifezze da youtube e dai social network. Se così non fosse, inizierò a ingrassare come una foca e a fare tutorial sulle trecce, sdraiata sui binari del treno, con una colonna sonora neomelodica.
E poi vediamo chi è più bravo!


mercoledì 1 gennaio 2014

Ansia da prestazione e felice anno nuovo

Chi ben comincia è a metà dell'opera, dicono.
Chi invece comincia male, e questo lo dico io, può solo aspettarsi che le cose migliorino. Che possano andare peggio è difficile, ma sempre possibile. Tuttavia non è quello che mi aspettava solo trecentosessanta.... no, era dispari, quindi non poteva essere bisestile, trecentosessantacinque giorni fa: una mattina grigia d'inizio gennaio in cui infagottarmi sotto il piumone e mettere un cartello alla porta sembrava l'unica soluzione possibile al malumore. Se solo avessi saputo davvero quel che mi aspettava, il malumore avrebbe impiego meno delle ventiquattrore effettive a scomparire del tutto, ma talvolta è necessario che passi da sé. Come disse un saggio al quale spesso mi ispiro, a volte basta semplicemente stare a guardare e le cose vanno a posto da sole. Il problema nasce quando gli elementi sembrano esserci tutti, sistemati tra loro in maniera perfetta.
Cosa fare quando vieni svegliata da un raggio di sole, il cielo azzurro sopra una città che vorresti diventasse prima o poi la tua, accorgendoti di aver recuperato tutte le ore di sonno perse la notte prima, nel migliore dei modi possibili? Mettiamoci pure un paio di french toast preparati con affetto e il quadretto è completo. Ti guardi in giro pensando che sia tutto talmente perfetto da voler stringere ogni cosa sperando che non sgusci via senza controllo, cercando magari di afferrare qualcos'altro stando attenta a non far sfuggire nulla d'importante. A dire il vero, l'unica cosa che vorrei rimanesse così com'è, è il mio nuovo modo di guardare e affrontare gli eventi, perchè a voler essere del tutto obiettivi, non è che l'anno passato mi abbia portato solo cose belle, è stato più che altro il modo di affrontare quelle brutte a cambiare. Quindi, se non sarà l'anno nuovo, ora è la mia forza d'animo a sentire una grande ansia da prestazione!
Ce la possiamo fare? Io dico di si!