domenica 6 gennaio 2013

I am a girl who walks alone and when I'm walking a dark road

Nonostante, come ho reso noto più volte, io odi profondamente le automobili, devo ammettere che in certe occasioni sia impossibile farne a meno. La sera ad esempio. Se vuoi muoverti a Milano e hai deciso di far tardi, oppure vuoi raggiungere un posto dall'altra parte della città, piuttosto che trasportare oggetti pesanti, la macchina diventa indispensabile.
Tuttavia, forse perché non guidando, non posso comprendere alcuni atteggiamenti, a volte mi sembra che chi ne possieda una, esageri e ne abusi, diventando quasi paranoico e non riuscendo a farne a meno. 
Io sono sempre stata abituata a girare coi mezzi o a piedi anche a orari improbabili della notte, tornare da sola non è mai stato un problema ma, se già mi infastidisce chi mostri preoccupazione nel vedermi prendere la metro alle dieci di sera, figuriamoci quanto mi dia i nervi vedere qualcun altro che si rifiuta di muoversi perché sprovvisto di mezzi. Per una persona abituata a guidare, anche cinquanta metri da percorrere di notte, potrebbero trasformarsi in una sfida impossibile. Non per tutti ovvio. Per alcune mie amiche si però! Questa è la disgrazia, soprattutto quando tre di loro hanno la geniale idea di chiamare un taxi, spendendo dieci euro, pur di non camminare per cento metri. Eravamo in quattro ed era primavera... ok che abitiamo in un quartiere che quanto a servizi e collegamenti è paragonabile al bronx, però tutto sommato è un posto tranquillo e pacifico! 
Per me non è mai stato un problema camminare di notte. Ok, magari evito di farlo in posti dove so che potrei è sicuro che muoia, però non mi faccio paranoie di sorta.

Mi viene in mente la mia prima sera nella casa nuova quando stavo a Londra. Quartiere residenziale periferico, zona est. 
Dopo una giornata abbastanza turbolenta, mi sdraio sul letto a leggere Harry Potter. Verso le undici decido di lasciare un attimo il libro da parte e appoggiare la testa sul cuscino per qualche minuto.
Squilla il telefono:
 - Carò, che stavi a dormi? - è il mio coinquilino!
 - Nono!
 - Bene dai, io sto a tornà, mi vieni a prende alla fermata?
 - Ok, tra una mezz'ora?
 - Si.
Guardo l'orologio: sono le 2. Forse stavo dormendo... 
Dopo aver insultato mentalmente il mio coinquilino ma essermi ricordata della fatica fatta la mattina stessa per trovare la casa (seguire delle indicazioni dettatemi in inglese con accento teramana non è stato semplice...), penso che forse anche lui ha bisogno di una mano per raggiungere la nuova dimora.
Mi infilo un maglione, un paio di scarpe e rimanendo in pigiama, vado verso la fermata. 
In giro non c'è nessuno, silenzio totale. Mi accendo una sigaretta e aspetto che arrivi l'autobus. Ogni tanto passa qualche macchina, ma accade di rado. Mentre mi guardo in giro contemplando il deserto circostante, si avvicinano due tizi sulla quarantina, probabilmente slavi, sicuramente con la faccia più brutta che io abbia mai visto. Parlano tra loro a bassa voce. 
Sono sola.
Recito mentalmente tutte le preghiere che conosco, prego perché il mio amico riesca comunque a trovare la porta di casa senza il mio aiuto, mi godo l'ultima sigaretta.
 - Excuse me madam...
Parlano con me
 - y - yeees?
 - Excuse me. Do you know which bus goes to Upton Park? 
 - No, I'm sorry... Ive just moved here today... 
 - I'm going there, you have to take the *numero a case che non ricordo* - un tizio di colore si avvicina e si propane di scortare i due forestieri fino a destinatione.
Arriva il suddetto autobus.
 - Godnight sweet madam, sleep tight and be careful!
E se ne vanno. 

Va bene. Non so se sia coraggio o la mia incurabile ingenuità che rende tutto roseo e adorabile... ma me la sono vista davvero brutta. Meglio non esagerare!

2 commenti:

  1. Quando sono stata a Londra, dopo una furiosa litigata con l'allor ex, mi sono intrufolata per i mercatini delle pulci di Brick Lane. Ero circondata da persone così poco raccomandabili che - avevo pensato - qui nessuno tocca nessuno o muoiono tutti insieme. E fu così che mi tranquillizzai e andai dentro un capannone in cui una ragazza seminuda mi aveva detto di vedere le sue creazioni: bambole squarciate che rappresentavano le vittime di Jack lo Squartatore. Intorno a me, gente ancor meno raccomandabili.

    Eppure ero sola ma non riuscivo ad avere paura...incoscienza dei vent'anni, ora credo che ci penserei due volte ;)

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    1. Già. ora sai che puoi sopravvivere è una frase che in questi casi non vale...
      In effetti, quando si è in altre città, scatta una sorta di meccanismo inverso, cose che terrorizzerebbero qui, nel cosiddetto mondo reale, vengono affrontate con molto più coraggio. Anche se forse sarebbe più logico il contrario... almeno, a me succede così.

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