Arrivarono in Baker Street verso le nove. La bionda, in perfetto stile londinese, indossava un cappottino blu e trascinava un trolley dello stesso colore. Accanto a lei, una sorta di tubero pressato in una giacca verde, tentava di non inciampare, calpestando la ridondante sciapa nera con le rotelle della valigia.
La figura goffa e sgraziata ero io.
A volte mi chiedo come la Q riesca a passeggiare con me senza sgridarmi. Specialmente quando me ne esco con certe riflessioni intelligenti.
Salite sull'ascensore (e se siete sulla tube di Russel Square non fate i fighi, ci sono circa 180 gradini):
QCF:
Pof Pof Pof, Pof Pof Pof... che vocina stupida che ha quest'ascensore!
LaQ:
*sguardo perplesso con lieve sfumatura di rimporvero*
poco dopo
LaQ:
E' vero! L'ascensore fa Pof Pof Pof! Cos'ha detto adesso?
QCF:
Pof pof pof, pof pof pof...
Arriviamo in ostello alle nove e mezza e veniamo prontamente bloccate da un omino - bodyguard che si assicura della nostra prenotazione. Poi mi guarda.
-
How old are you?
-
Ehm... twenty - five?
-
You look so young...
Tesoro, è la storia della mia vita. A meno che i minorenni non paghino ridotto. Lì nessuno si preoccupa.
Insomma, siamo tornate a Londra. Una volta messo piede in terra d'Albione son stata pervasa da un senso di normalità. Era come tornare a casa. Gli autobus arrivano da destra e viaggiano sulla siistra, l'oyster si timbra entrando e uscendo, puoi controllare velocemente la direzione giusta della Tube ricordandoti solo se sei diretto a est, ovest, sud o nord. Sono comunque riuscita a sbagliarmi e prendere il treno nella direzione opposta. Ma a Camden Town ci siamo arrivate comunque. L'intenzione di visitare la città, i suoi musei e monumenti, è stata presto accantonata a favore di un sano e scontato shopping selvaggio. Così abbiamo assaltato il Camden Lock. E poco dopo, anche Oxford Street. Neanche sul cibo ci siamo trattenute. Quattro giorni di junk food non hanno mai ucciso nessuno. Specialmente se di Maoz o Wasabi si tratta. E poi l'english breakfast, anche se...
COSE DA FARE PRIMA DI MORIRE:
Riuscire a divorare una colazione da Kozzy!
perchè tentare di entrare in un baretto e trovarlo chiuso una volta va bene... ma non ricordarsi che il suddetto chiude la domenica e ripetere l'errore, è da idioti!
A Londra segue Cardiff. La nostra amica in erasmus divide un gelido appartamento con nove prestanti gallesi, tirchi manco fossero scozzesi, piuttosto che accendere il riscaldamento, congelano in pigiama sul divano... Ma l'amica ha la stufetta! Era da settembre che attendeva di vederci (nonostante i fugaci aperitivi in quel di Milano).
Così, nella ridente cittadella ho potuto gustare un assaggio di vita erasmus tra locali con cocktail il cui prezzo è inversamente proporzionale alla quantità di alcool presente. Dopo tre vodka lime and lemonade ero sobria e danzante tra giovani gallesi e non, completamente marci. Mentre controllavo che il giovanotto barcollante accanto a me non mi riproponesse il cocktail sugli stivali, fissavo perplessa una ragazza che ballava sul palco: minigonna inguinale elasticizzata che ad ogni movimento sale sempre più. Sotto: niente! Persino l'amica pareva imbarazzata. Si, perchè le inglesi non conoscono l'esistenza di giacche e collant. Almeno non quando si recano a ballare. Non che abbiano caldo eh... una volta constatato che i guardaroba esistono e sono tutt'altro che costosi, il dubbio sul piacere tutto inglese di congelare, rimane.
Lasciando da parte le perplessità sulle strane abitudini albioniche, mi domando con quale forza gli erasmus escano tutte le sere. Ieri ero maciullata e, morente, giacevo su un divanetto... vero anche che eravamo reduci da una giornata )l'ennesima) di shopping aggressivo. Infatti, nonostante mi fossi riproposta di NON COMPRARE PIU' NULLA, qualcosa doveva andare storto. Non esiste solo Camden. Le vie di Cardiff sono state una piacevole sorpresa e, dopo aver afferrato decine di cose, prontamente lasciate al loro posto al momento di pagare, non ho resistito e ho comprato un vestitino, scartato poco prima perchè convinta non avessero la mia taglia. Nero, semplice, un po' anni '60. Secondo la Q mi sta molto bene. Secondo me, se non dimagrisco potrei essere un perfetto Manolito (o Fernandito o Paquito o qualsiasi nome si addica al protagonista di un film di Pedro Almodovar). Ma mi piaceva tanto e costava poco.
Tirando le fila: quattro giorni di svago, cibo e shopping. Dopo un anno di poco lavoro non è che me lo meriti ma sicuro ci voleva. Ora ho la tosse e spero null'altro.
Ho imparato che la corretta pronuncia di Worcester Sauce è UASCESTER SOOS. Perchè mai? Probabile che l'abbiano scritto e poi non siano più riusciti a pronunciarne il nome, inventandone uno adeguato? E che dire we go dancing fa vecchio. Il vero ggggiovane gallese dice CLUBBING!
Ho assaggiato il cupcake senza nascondere una nota di delusione perchè forse me l'aspettavo un po' diverso. Mi sono innamorata del cheddar e della jacket potato. Ho scoperto quanto siano buone le chips, cheese and carry souce dopo l'una del mattino, nonostante io non ami nemmeno un po' la salsa al curry. Ho collezionato un numero di ore inferiore al numero di pinte ingerite, ma nettamente superiore al numero di pound spesi per comprarle.
E poi, beh, siamo state al Fabric!
A voi, chiederci com'era.