lunedì 30 gennaio 2012

394...

Visto che ormai da giorni sto vivendo nel magico mondo dei fotogrammini, delle timeline e delle intercalazioni (le lezioni mi uccidono, i lavoretti sparsi peggio ancora) e vi so in preda all'astinenza da boiate, vi renderò partecipi del piccolo capolavoro home made creato da me medesima stasera.
Più che altro per vedere se tante ore trascorse a disegnare con impegno stanno dando i loro frutti.

Millemila punti a chi indovina il personaggio!

lunedì 23 gennaio 2012

Ricchi premi e cotillons pt2

Sabato mattina mi sveglio alquanto scazzata e arruffata. Arranco verso il pc (azione che spesso precede la colazione e altre operazioni di sorta) e apro il blog. Dopo una navigatina distratta e veloce decido di leggere il blog di Ale dove... vengo piacevolmente sorpresa da un award che... rullo di tamburi


è questo!!
Il gioco vuole che si parli di noi, raccontando sette aneddoti/ fatti/ particolari che nessuno sa. O dovrebbe sapere. Mi piace! Anche se negli ultimi mesi ho spesso annoiato il popolo blogghereccio con drammi esistenziali, torte mentali nonchè stranezze che mi riguardano, non credo sia difficile scovarne altre... su!
1) Da piccola volevo fare l'arredatrice. Non intendevo certo l'interior designer. In pratica volevo vendere mobili in un negozio d'arredamento. La commessa insomma.
2) sono rimasta molto delusa dai cupcake. Me li hanno descritti come deliziosi, gonfiandoli talmente tanto da farmi pensare "non sono poi così squisiti... e per nulla come li avevo immaginati".
3) Spesso non guardo i film. Li ascolto mentre lavoro o disegno. Non ho mai visto Limitless, ma l'ho ascoltato 2 volte!
4) So risolvere il cubo di rubik. Per me è quasi una droga, mi dispiace lasciarlo a casa quando esco. Potrei usarla come scusa...
5) I girasoli di Van Gogh sono stati una delusione pari se non maggiore a quella per i cupcake. Io che immaginavo uno sterminato campo di fiori scossi dal vento, trovandomi davanti quel vasetto insulso ho pensato "Embè, tante scene per sto schifo?"
6) Però davanti a "La colazione sull'erba" di Manet mi sono messa a piangere. E' enorme. Ed era a un metro da me.
7) Non metto mai il rossetto perchè si trasferisce sui miei denti con una facilità disarmante. E non so nemmeno mettermi l'ombretto. Con l'eye liner ho fatto amicizia quest'anno. Sono una vera donna!

Ora è tempo di passare la palla. And the winners are


La difficile convivenza col resto del mondo
Il ruggito del pulcino
Choosen Happiness
Central Jerk
Talking about a dream
Neverland
The dark side of the Klod
Miss Pamela
Born this way, born to be brave
Fai sorridere anche il tuo fegato
Scappo dalla città e vado in ValGina dove la Gnappa è Regina
Sul secondo binario
Ma quale scrittura creativa
Perchè stare con me non è bere un caffè
Ali di nuvole

domenica 22 gennaio 2012

Il sonno che fuggo

Ogni volta che inizio un libro di Jonathan Coe provo sempre una certa ansia da prestazione, se così vogliamo chiamarla. L'ultimo mi è piaciuto così tanto che quello nuovo non sarà mai all'altezza del precedente, penso. Finendo sempre per smentirmi.



La casa del sonno è complessa da riassumere in poche righe, provando, potrei dire che racconta le vicende di un gruppo di studenti abitanti ad Ashdown, intrecciando il passato col presente. Oggi quella dimora è diventata una clinica dove vengono curati disturbi del sonno e dove le vite degli studenti s'intrecciano in contesti diversi.

Ma parlarne in questi termini è più che riduttivo. Non avevo mai letto un libro che mi soddisfacesse al 100%, mai prima di aver terminato questo. Al suo interno è presente tutto e come al solito, Coe risolve ogni nodo in maniera intelligente e poco prevedibile. Se fosse uscito quest'anno e l'avessi letto tra sei mesi, avrei gridato al plagio, ma forse la colpa è di Almodovar. Poi, dire plagio è esagerato, magari il regista ha solo preso ispirazione, però (e qui spoilererò ma con delicatezza), il finale si avvicina molto a quello del suo ultimo film: stesse parole, situazione molto simile. E le analogie non finiscono qui ma, come dimostrò Propp, le fiabe derivano tutte da un archetipo comune (e così il mito), quindi in fondo mi piace pensare che non di plagio o di spunto si tratti, bensì di semplice bisogno d'esprimersi e raccontare.

Bene. E dopo tanti giorni trascorsi a centellinare le pagine perchè "maledizione questo libro è una meraviglia, voglio leggerlo tutto ma me lo tengo buono ancora un po'" e *di solito sui mezzi* "Perchè mi stai salutando?? Non vedi che sto leggendo??? Non mi interrompere con le tue stupide chiacchiere, ho solo 20 minuti al giorno per leggere e sono arrivata a un punto cruciale" ... ora che il libro è finito, io cosa leggo?

martedì 17 gennaio 2012

We went clubbing and ate Warcester sauce

Arrivarono in Baker Street verso le nove. La bionda, in perfetto stile londinese, indossava un cappottino blu e trascinava un trolley dello stesso colore. Accanto a lei, una sorta di tubero pressato in una giacca verde, tentava di non inciampare, calpestando la ridondante sciapa nera con le rotelle della valigia.
La figura goffa e sgraziata ero io.
A volte mi chiedo come la Q riesca a passeggiare con me senza sgridarmi. Specialmente quando me ne esco con certe riflessioni intelligenti.
Salite sull'ascensore (e se siete sulla tube di Russel Square non fate i fighi, ci sono circa 180 gradini):

QCF: Pof Pof Pof, Pof Pof Pof... che vocina stupida che ha quest'ascensore!
LaQ: *sguardo perplesso con lieve sfumatura di rimporvero*

poco dopo

LaQ: E' vero! L'ascensore fa Pof Pof Pof! Cos'ha detto adesso?
QCF: Pof pof pof, pof pof pof...

Arriviamo in ostello alle nove e mezza e veniamo prontamente bloccate da un omino - bodyguard che si assicura della nostra prenotazione. Poi mi guarda.
 - How old are you?
 - Ehm... twenty - five?
 - You look so young... 
Tesoro, è la storia della mia vita. A meno che i minorenni non paghino ridotto. Lì nessuno si preoccupa.

Insomma, siamo tornate a Londra. Una volta messo piede in terra d'Albione son stata pervasa da un senso di normalità. Era come tornare a casa. Gli autobus arrivano da destra e viaggiano sulla siistra, l'oyster si timbra entrando e uscendo, puoi controllare velocemente la direzione giusta della Tube ricordandoti solo se sei diretto a est, ovest, sud o nord. Sono comunque riuscita a sbagliarmi e prendere il treno nella direzione opposta. Ma a Camden Town ci siamo arrivate comunque. L'intenzione di visitare la città, i suoi musei e monumenti, è stata presto accantonata a favore di un sano e scontato shopping selvaggio. Così abbiamo assaltato il Camden Lock. E poco dopo, anche Oxford Street. Neanche sul cibo ci siamo trattenute. Quattro giorni di junk food non hanno mai ucciso nessuno. Specialmente se di Maoz o Wasabi si tratta. E poi l'english breakfast, anche se...

COSE DA FARE PRIMA DI MORIRE:
Riuscire a divorare una colazione da Kozzy! 

perchè tentare di entrare in un baretto e trovarlo chiuso una volta va bene... ma non ricordarsi che il suddetto chiude la domenica e ripetere l'errore, è da idioti!
A Londra segue Cardiff. La nostra amica in erasmus divide un gelido appartamento con nove prestanti gallesi, tirchi manco fossero scozzesi, piuttosto che accendere il riscaldamento, congelano in pigiama sul divano... Ma l'amica ha la stufetta! Era da settembre che attendeva di vederci (nonostante i fugaci aperitivi in quel di Milano).
Così, nella ridente cittadella ho potuto gustare un assaggio di vita erasmus tra locali con cocktail il cui prezzo è inversamente proporzionale alla quantità di alcool presente. Dopo tre vodka lime and lemonade ero sobria e danzante tra giovani gallesi e non, completamente marci. Mentre controllavo che il giovanotto barcollante accanto a me non mi riproponesse il cocktail sugli stivali, fissavo perplessa una ragazza che ballava sul palco: minigonna inguinale elasticizzata che ad ogni movimento sale sempre più. Sotto: niente! Persino l'amica pareva imbarazzata. Si, perchè le inglesi non conoscono l'esistenza di giacche e collant. Almeno non quando si recano a ballare. Non che abbiano caldo eh... una volta constatato che i guardaroba esistono e sono tutt'altro che costosi, il dubbio sul piacere tutto inglese di congelare, rimane.
Lasciando da parte le perplessità sulle strane abitudini albioniche, mi domando con quale forza gli erasmus escano tutte le sere. Ieri ero maciullata e, morente, giacevo su un divanetto... vero anche che eravamo reduci da una giornata )l'ennesima) di shopping aggressivo. Infatti, nonostante mi fossi riproposta di NON COMPRARE PIU' NULLA, qualcosa doveva andare storto. Non esiste solo Camden. Le vie di Cardiff sono state una piacevole sorpresa e, dopo aver afferrato decine di cose, prontamente lasciate al loro posto al momento di pagare, non ho resistito e ho comprato un vestitino, scartato poco prima perchè convinta non avessero la mia taglia. Nero, semplice, un po' anni '60. Secondo la Q mi sta molto bene. Secondo me, se non dimagrisco potrei essere un perfetto Manolito (o Fernandito o Paquito o qualsiasi nome si addica al protagonista di un film di Pedro Almodovar). Ma mi piaceva tanto e costava poco.
Tirando le fila: quattro giorni di svago, cibo e shopping. Dopo un anno di poco lavoro non è che me lo meriti ma sicuro ci voleva. Ora ho la tosse e spero null'altro.
Ho imparato che la corretta pronuncia di Worcester Sauce è UASCESTER SOOS. Perchè mai? Probabile che l'abbiano scritto e poi non siano più riusciti a pronunciarne il nome, inventandone uno adeguato? E che dire we go dancing fa vecchio. Il vero ggggiovane gallese dice CLUBBING!
Ho assaggiato il cupcake senza nascondere una nota di delusione perchè forse me l'aspettavo un po' diverso. Mi sono innamorata del cheddar e della jacket potato. Ho scoperto quanto siano buone le chips, cheese and carry souce dopo l'una del mattino, nonostante io non ami nemmeno un po' la salsa al curry. Ho collezionato un numero di ore inferiore al numero di pinte ingerite, ma nettamente superiore al numero di pound spesi per comprarle.
E poi, beh, siamo state al Fabric!
A voi, chiederci com'era.

domenica 8 gennaio 2012

Aaaaaaaaaaaaai don uanna fol in loooooooooov


Click to listen (si ringrazia laQ per l'assistenza)

Non che io sia una grande fan degli Him, a dire il vero li ho sempre ignorati... però Virgin Radio passava quella e mi attengo fedelmente al copione. 
Parole che cadono a fagiuolo direi.
Stay tuned for further information

martedì 3 gennaio 2012

C - Day

Oggi Bad Carrot compie un anno!


Mai blog fu più longevo. Blog di mio possesso, ovvio! Il primo durò tre mesi, il secondo quattro e finalmente approdai qui. Non so quanto rimarrò a scrivere, ma so perchè ho iniziato:

Lo facevano LaQ e 075. Mi piace leggerle, grazie a loro, anche l'episodio più banale si trasforma in qualcosa d'interessante e divertente.

Perchè ci ho messo tre settimane a cominciare la tesi. Io, che quand'ero piccola scrivevo sempre. Poi continuare e terminare è stata una discesa a tratti rilassante. Scrivere per tenersi in esercizio, scrivere per mettersi alla prova, scrivere perchè mi è sempre piaciuto farlo...

Perchè mi piacciono le attenzioni, ma mi mettono anche in imbarazzo. Sapere che qualcuno mi legge mi riempie d'orgoglio, ma le amiche che conoscono la carota sono 4...

Perchè voglio testare il mio livello d'acidità. E raccontare fatti allegri non è divertente e tantomeno interessante, quindi preferisco lamentarmi, insultare e ridacchiare mentre rileggo di quanto sia sfigata.

Perchè mi piace raccontare, ma quando lo faccio a voce finisco per dilungarmi in dettagli inutili (e una mimica teatrale) in attesa che il tasso alcolico si abbassi e che i peperoni la smettano di tornarmi su. Che bell'immagine vero? Chiedetelo a 075, lei c'era e proabilmente mi avrà odiata. Io ho ricordi offuscati. Se li scrivo, i ricordi rimangono e posso andarli a ripescare, anche se le cose più belle e importanti non le scrivo per paura di perderle. Poi le perdo lo stesso.
E se mi dilungo do uno scopo in più allo scroll...

Perchè come dice Daniel Glattauer, scrivere è come baciare, solo senza labbra. E il primo anno ho scritto tanto e baciato poco. Il secondo bacerò di più e lo scriverò!

Paura e delirio in mansarda

Anche quest'anno ho fatto i compiti delle vacanze. Nonostante il blocco iniziale, davanti a quella tela bianca e le boccettine di colore ancora nuove, devo dire di essermi anche divertita!
Spero non sia solo un episodio casuale e ancora non so, tra i buoni propositi per l'anno nuovo potrei promettere di dipingere più spesso? Ora comincerei col riordinare la mansarda. E ho paura!