giovedì 31 marzo 2011

Day off

Oggi sono allegra!

E come mai? 
Ma è ovvio, perchè domani NON SI VA A SCUOLA!
E da quando il 1 aprile sarebbe festa nazionale? No, mai stato. Però da stasera c'è lo sciopero dei mezzi e, a quanto pare, domani si sta a casa...
Poi ci penso bene, guardo la segretaria e glielo chiedo:

"Carissima, guarda che domani è il 1 di aprile... se lo fai sei davvero UNA BRUTTA PERSONA!!!"

No no, niente pesci e pescetti, si sta veramente a casa e le motivazioni addotte paiono anche assai plausibili. 

E fu così... che domani, dopo mesi...

LA CAROTA SI RIPOSA!


La gioia è talmente tanta che mi sembra d'esser tornata al liceo... (solo che alle superiori non c'erano le birre al parchino e i maschi erano 4) o al lavoro (si, tanto non mi pagavano comunque...). Se una notizia del genere l'avessi ricevuta l'anno scorso che studiavo in università, avrei fatto spallucce: non è che fossi un'assidua frequentatrice delle lezioni, praticamente non ci andavo mai. Ma ora che il mio tempo a casa si riduce a poche ore, l'intera prospettiva sul "che fare" è cambiata: vorrei iniziare a combinare mille cose e riuscire a dedicarmi ad ogniuna di loro almeno quanto merita. Anche il semplice e noiosissimo studio sembra aver cambiato faccia, fors'anche perchè adesso tutto ciò che dovrei sapere MI INTERESSA VERAMENTE. La prospettiva di dedicare un'intera mattinata a leggere l'enciclopedia della televisione mi rende così rilassata e serena... posso farlo con calma... soprattutto POSSO FARLO! 
Non credevo che sarei arrivata a desiderate con tanto ardore qualcosa che prima generava ansia al solo pensiero...
Posso dormire, svegliarmi con calma, rimanere in pigiama tutto il giorno, evitare di lavarmi (i capelli di sicuro), leggere, leggere con le dovute pause, ascoltare un po' di musica, leggere mentre ascolto musica, mangiare con calma e bere il caffè, leggere pure il giornale e poi abbottarmi di telefilm... per poi ritornare sulla mia adorata enciclopedia della tv almeno fino all'ora di cena. Lo so, sono tante cose ma dopo mesi a correre in giro sono sicura di potercela fare!
Quindi...


martedì 29 marzo 2011

Sfatiamo qualche mito...

L'anno scorso, più precisamente il giorno 1 febbraio 2010, dopo vari disastri a catena, ebbi la pessima idea di tingermi i capelli. Sapendo bene a cosa andavo incontro, decisi di usare l'hennè.

"Lo voglio intenso, diciamo un color CAROTA intenso"

... ancora oggi ne pago le conseguenze. Se vi raccontano che l'hennè scompare dopo un mesetto scarso, non credeteci! Sono frottole, fandonie, fanfalucche, BUBBOLE!
Colore dei capelli a parte (si, ora il rosso giace sotto uno strato castano, biondo e ancora castano, ma nonostante tutto, resiste e s'intravede ancora in modo fastidioso), il mio rapporto con le carote si conclude qui. Nemmeno mi piacciono... in nessunissimo modo per nessunissima ragione, nè cotte, nè a rondelle, tantomeno alla julienne. Io le carote non le mangio!

"Eh certo, sarai mica una cannibala"

Adoro 075 perchè sa sempre come rendere razionale la mia idiozia!

C'eravamo tanto voluti bene...

Mettiamo che una mattina a caso, tu giovane studentessa percorri la strada del baretto convinta che sarà un giorno come tanti altri. E infatti così è. Però prima di entrarci, nel baretto, ti fermi a chiacchierare con quel crocchio di sconosciuti che sosta lì davanti, perchè sebbene tu ancora ne ignori nome, cognome, varie ed eventuali, sai che sono i tuoi compagni di scuola e pensi sia meglio essere carina. Così ti presenti e, tra le tante voci, ne scorgi una dall'accento gradito, così pensi non sarebbe affatto male scambiarci quattro parole in più. Che poi diventano cinque, sei, dieci, tantissime e cominciano a rimepire minuti, ore, mattinate e pomeriggi. Chiacchierate infinite con una persona la cui sola presenza basta a renderti serena e farti sentire completamente a tuo agio in ogni situazione, a trasformare una giornata lavorativa persa e dalla conclusione tragicomica in una delle domeniche migliori dell'ultimo anno... che la mattina dopo scaraventi la sveglia contro il muro e alle undici c'hai ancora due occhi a tapparella ma poco importa. 
Qualcuno con cui non sprechi mai un raggio di sole, che si ricorda di ogni tua idea strampalata e te l'appoggia pure! 
Insomma, wow! Non ti era mai successo di stare così bene, è tutto talmente bello che non ti sembra neanche vero!
E infatti... forse hai fatto male i tuoi calcoli e ti sei aspettata troppo da qualcuno che alla fine dimostra tutti gli anni che ha, nonostante tu l'avessi ritenuto più maturo. In fondo bastava parlare chiaro per evitare di fraintendersi col tempo, di occasioni ne avete avute e non eri certo tu a doverlo fare... che poi, a pensarci bene l'avevi anche fatto ma se l'altra persona non ha voluto ascoltarti, affari suoi. Al diavolo! 
Adesso però ti senti d'aver perso un pezzo e sai che ti manca tanto. E almeno per un po' non ci sarà nulla che potrà sostituirlo. Così come rapida è stata l'intesa, la nostalgia non ha atteso nemmeno due settimane a farsi sentire... 

martedì 22 marzo 2011

Di aspirapolveri e di intolleranze alimentari

Ultimamente accadono cose strane. O meglio, non è che siano strane di per sè, quanto per il fatto che stanno accadendo a tanta gente tutta insieme. 

Ad esempio: LE INTOLLERANZE ALIMENTARI.
 
No, perchè è da ottobre che queste hanno iniziato a spuntare fuori come funghi, flagellando gli stomaci e gli interi organismi di quattro o cinque miei amici che fino al giorno prima se scofanavano le peggio cose! Poi non pensiate si tratti di intolleranze leggere perchè commettereste un gravissimo errore. I poveri malcapitati hanno dovuto eliminare dalla propria dieta una marea di cose infinite e ovviamente buonissime, chi rinuncia a latticini, chi a cibi d'ogni sorta purchè contenenti colesterolo, chi non può pi nemmeno guardare pasta, pane e derivati e infine il messo peggio della compagnia che praticamente può solo concedersi del polletto e della frutta. E il polletto in piccole dosi. 

Ma che diavolo sta succedendo? E soprattutto, com'è che questi problemi sorgono adesso, dopo un quarto di secolo abbondante trascorso davvero a fagocitare qualsiasi pietanza da tutto il mondo?

Io una teoria l'avrei ma è troppo campata in aria per esporre la mia ignoranza ai quattro venti (potrei quasi esser contenta della scarsa affluenza di lettori su questo blog), inoltre non possiedo nè i dati nè tantomeno le conoscienze per affrontare l'argomento. So solo che per fortuna madre natura mi ha dotata di un fisico abbastanza forte da digerire anche un biscottino esposto all'aria aperta e pulviscolosa per più di 6 ore. Non sono più l'aspirapolvere di una volta che, tornata dal liceo si faceva tre round di patatine e gelato al cioccolato tutti rigorosamente alternati e fatti scendere giù col litrozzo di coca cola, ma per fortuna per me posso ancora permettermi di mangiare le peggio boiate senza la fuoriuscita di macchie, bolle, crisi respiratorie, varie ed eventuali. 

E stasera, giusto per rendere tutti voi più contenti, guardate un po' che me so magnata?

Diventerò quadrata lo so...

lunedì 21 marzo 2011

Silvia: one in one million

Dopo due settimane di lavoro e una quasi nottata trascorsa a montare l'audio e le foto, tempo sufficiente perchè mi bloccassero la versione di Adobe Creative Suite (grazie Adobe, come sei solerte... altro che le telecamere della scuola!) il progetto è finito!
E anche se non è proprio all'altezza di quelli realizzati per il New York Times, poco importa perchè io e Silvia ce l'abbiamo messa davvero tutta. Lei soprattutto. Nonostante stesse lavorando e fosse parecchio impegnata, nonostante le abbia esposto le mie idee bislacche cinque minuti prima di cominciare, quindi senza preavviso alcuno, non ha esitato ad accettare con entusiasmo. Sarà che ci conosciamo da sempre e, pur vedendoci solo una volta a settimana (ma talvolta passano mesi senza che io la vada a trovare) non manca mai di dimostrarmi il suo affetto, chiacchierando con piacere, chiedendomis sempre come sto, anche solo regalandomi una fragola o un mandarino perchè, seppur venticinquenne io son sempre la sua bambina.
Ecco, in anni che la conosco non avevamo mai affrontato un discorso serio a proposito di cosa significhi il suo lavoro, nè per lei nè in generale e forse, data l'inevitabile fretta (stava pur sempre lavorando e dedicarmi un quarto d'ora non è stato semplice per lei) non siamo riuscite a toccare l'argomento nel migliore dei modi possibili. Poi è anche colpa mia che sono fessa e ricorro sempre all'infida tecnica dell'IMPROVVISIAMO TUTTO TANTO LE DOMANDE VENGONO DA SOLE! Aggiungiamo che riassumere un mestiere e una storia in due minuti e mezzo, massimo tre non è una faccenda da poco... si va beh le solite mille scuse...
Fatto sta che il progetto finito è questo qui: ho voluto raccontare i tempi che cambiano, il modificarsi  delle abitudini che rende la vita dei giovani sempre più frenetica e al contempo ambiziosa, conducendo ad una lenta e inevitabile fine quei mestieri antichi e tradizionali. Ho raccontato la storia di una venditrice ambulante di frutta e verdura, le cui giornate iniziano molto presto la mattina e la vedono distrutta ma appagata, una volta a casa. Appagata dallo stare all'aria aperta, a contatto con persone sempre nuove o dall'affetto dei clienti abituali che purtroppo, con un po' di malinconia, lei vede invecchiare di giorno in giorno...

Buona visione!


domenica 20 marzo 2011

Dove non solo di nomi si parla, ma anche di eroi anni '80

Dunque... oggi vorrei affrontare un argomento che tocca tutti noi, ma proprio TUTTI: infatti parlerò di nomi, qualcosa con cui ogniuno di noi è costretto a convivere da quand'è nato. Non sono una studiosa di onomastica, nè tantomeno di etimologia ma qualche opera teatrale greca l'ho letta anch'io, inoltre da piccola avevo il Sottobanco, elemento da non sottovalutare visto che ogni giorno elencava il santo con relativa spiegazione del significato del nome.
Allora, partiamo dalle origini: nel teatro greco era uso dare ai protagonisti di commedie o tragedie (commedie più che altro) un nome che ne riassumesse carattere, peculiarità e il ruolo giocato nella trama: ad esempio, Lisistrata significa "colei che scioglie gli eserciti" e, per chi non lo sapesse, è proprio questo il ruolo giocato dalla giovane donna in questione: sciopero del sesso finchè gli uomini non avessero deposto le armi. Mmmh fa riflettere... Comunque! 
Dicevamo. questo è un esempio dei numerosi nomi parlanti che potreste trovare leggendo una commedia di Aristofane o Plauto. 
Oggi le cose sono un pelino cambiate. A parte che di teatro se ne scrive ben poco, la scelta del nome giusto da dare a un figlio ora è più influenzata da un'esplicita richiesta da parte di nonni e bisnonni oppure (ed è molto più triste) dal divo del momento o un personaggio che in qualche modo ci ha colpiti e segnati. Immaginatevi quante bimbe nate poco dopo il '74 e battezzate Alice... e mica per quella del paese delle meraviglie, no no! Tutta colpa di Scorsese e Wenders che quell'anno fecero uscire ciascuno un film la cui protagonista si chiamava proprio Alice. 
Più tardi invece, a metà anni '80 c'è stato il boom delle bimbette di nome Jessica. Alquanto tamarro a mio parere ma sospetto di chi sia la colpa. Eddai, diciamolo che è per la Fletcher su!
Insomma, col passare degli anni le cose sono parecchio cambiate e i nomi parlanti pian piano sono scomparsi. E' vero anche che una cosa è dare un nome al protagonista di una storia già fatta e finita, ben altra faccenda è scegliere quello per un figlioletto ancora quasi sconosciuto... ma le madri qualche volta a queste cose ci pensano e, sperando in un buon auspicio, chiamano i loro bimbi Gaia, Felice, Allegra, Furio, Fortunato.
Però ci sono bambini le cui caratteristiche saltano all'occhio quasi subito!
Ora, so che non tutti conoscono il significato dei nomi e che alcuni sono talmente affascinanti da non poter proprio evitare di chiamare il proprio figlio così, però vi sembra carino dare il nome Selvaggia a una bimba tutta sopracciglia e piena di peli dopo 1 ora di vita? O non pensate che una bambina mezza cecata ve la farà pagare appena ne avrà le forze se per caso la chiamate Cecilia?
Son cose da considerare, accidenti!
Per conto mio, so già da ora come si chiameranno le mie figliole: Ginevra Eva e Anita. Il problema sorge se saran maschi... e già sento i commenti:

 - Ma dai! Michelangelo e Leonardo... vostra madre è una pittrice dunque!
 - No signora maestra, nostra madre è nata negli anni '80. Quelli sono i nomi delle tartarughe ninja...

mercoledì 9 marzo 2011

One in one million

Ok, dunque si comincia.

Quindici fotografie, due minuti e mezzo di parole, centocinquanta secondi a disposizione per raccontare la propria vita, la propria giornata o semplicemente una storia.
Non mi sono inventata nulla, si tratta semlicemente di riproporre un progetto ideato dai giornalisti del New York Times nel 2009 per creare un ritratto della grande Mela attraverso cinquantacinque interviste a persone comuni, ogniuna vista come un possibile archetipo degli otto milioni di abitanti della città.
Domani si comincia e, si spera, si finirà anche. Dovrò fare una semplice intervista, far parlare una persona, lasciare che si racconti e rubarle qualche scatto.
Non nego di essere sovraeccitata all'idea, oggi mentre il professore parlava (per la cronaca, il VcBB di cui si parlava qui, rivelatosi nei mesi tutt'altro che un demonio anzi, una persona affascinante, dispersivo quanto catalizzatore, colto e sensibile) ha reso il tutto non un compito da consegnare, ma un incontro e uno scambio di chiacchiere ed esperienze così semplice da sviluppare e divertente da portare fino in fondo. Una catena di parole in pratica, ed è riuscito a farle sorgere da ogniuno di noi con una spontaneità inasppettata, così che uno alla volta abbiamo raccontato tanto, di qualcosa su cui a primaa vista non avremmo avuto nulla da dire. Dove abiti, da quando, perchè, come stai... cosa vuoi? sono domande semplici no?
Non vedo l'ora di asocoltare le risposte!!


http://www.nytimes.com/packages/html/nyregion/1-in-8-million/index.html


lunedì 7 marzo 2011

Pulp Fiction, le monete e gli addii

Oggi vorrei scrivere tante cose belle, raccontare di questo meraviglioso fine settimana e ringraziare quelle splendide persone che hanno contribuito a trasformarlo da passabile a davvero divertente, vorrei parlare del sole, delle foto, delle mie goffe trovate, e mille cose ancora.
Ma non posso. Non dopo quel che è successo, o meglio non è successo oggi.
Mi sento così ingenua a stupirmi dell'ipocrisia e falsità delle persone. E non persone qualsiasi, ma qualcuno che più e più volte ha mostrato atteggiamenti di questo tipo. Persone sempre pronte ad attaccarsi al loro adorato microfono per ricordare l'ennesima scadenza, sollecitare il pagamento di qualsivoglia rata o comunicare il nuovo cambio di programma, ma senza la capacità di spendere una parola per qualcuno che ne meriterebbe molte di più, non per i meriti o per il talento, anche solo per il fatto di esserci stato, di aver contribuito a rendere un'istituzione, un'arte, un mestiere, quello che è ora.


Ho deciso di farlo io, come posso.
La prima volta che ho visto Silvano Cavatorta mi sono chiesta se fosse lui il nostro profesore. Non era la prima lezione che teneva, era già stato con noi un mese addietro ma, entrando in ritardo, avevo preferito sedermi indietro e la mia vista non arriva così lontano. L'avevo solo sentito parlare. Una voce forte, energica ma con un velo di stanchezza, una voce che contrastava molto con il suo volto anziano, la barba bianca, il passo lento. A noi insegnava storia del cinema, ma era da sempre professore di regia, nonchè direttore del festival Filmmaker, da trent'anni tranpolino di lancio per giovani registi, come Silvio Soldini, Daniele Segre e Giovanni Maderna, regista peraltro di Shopenhauer (2006) che vedeva Silvano Cavatorta tra gli interpreti.
Le sue lezioni erano sempre al pomeriggio e noi, belli cotti, speravamo sempre che il film da vedere non fosse in inglese, come il trailer con cui Cavatorta amava introdurre la proiezione. La prima volta che ho visto Pulp Fiction dall'inizio alla fine è stata con lui. E' stata anche l'unica volta in cui ho avuto il piacere di parlare con lui: a fine giornata non sembravamo molto propensi a tornare a casa, ci siamo fermati davanti all'ingresso a chiacchierare del più e del meno e lui si è seduto con noi, si è acceso una sigaretta e la discussione si è addentrata nei meandri del restauro, della chimica e della conservazione delle monete antiche.
"La coca cola non va bene per pulire le monete, io ho provato e non ho risolto nulla"
"Ma come, professore, - ho chiesto - la coca cola corrode persino gli ossi di pollo"...
"Fidati di me"
Sono tornata a casa col sorriso, perchè non sono in molti a rimanere lì davanti e parlare con noi di qualsiasi cosa, sia di cinema, sia di monete o viaggi nel salento: di solito hanno fretta e se ne vanno via veloci; a volte siamo noi a fuggire a casa...


Ciao professore...

venerdì 4 marzo 2011

Indovinello

Un piccolo omaggio al prof. Perboni...
(la storia qualche volta si ripete, in piccolo. L'inquietudine però è la stessa)

"Adesso con pacatezza risponderemo alle domande espresse con pacatezza"

Chi sarà mai l'autore di quest'affermazione sgrammaticata?

a: un giovane blogger preso dalla foga, in risposta a commenti vessatori.
b: un traduttore automatico (suvvia, può capitare)
c: il responsabile e coordinatore degli esami della scuola di cinema, in risposta a commenti e lamentele da parte degli studenti.

Dai che è facile!

mercoledì 2 marzo 2011

1/4

Amici, voi lo sapete quanto io odi i compleanni... o meglio, quanto sia difficile per me festeggiare. Voi lo sapete perchè eravate fuori al freddo con me quando il locale era pieno e noi, come tanti scemi travestiti, abbiamo dovuto ripiegare e alla fine Mimmo il paninaro ha salvato la serata! Eravate lì ad aspettarmi quando il lavoro mi ha incastrata e sono arrivata alla MIA festa all'1! Forse non c'eravate ma sicuramente avete ascoltato e riascoltato le mie lagne perchè anche al mio compleanno gli amici devono litigare, e mi avete trascinata da Mimmo il paninaro che, ancora una volta ha salvato la serata...

Quel che voi non sapete è che prima di questo, ho scritto altri tre post, senza trovare le parole giuste per ringraziarvi e descrivere al meglio la meraviglia che è stata. Non credo di ricordare un altro compleanno così divertente, fatico anche a ricordare l'ultima volta che mi sono svegliata con quell'espressione da scema, svampita e allegra dopo una serata davvero vissuta dal primo all'ultimo secondo. 

A venticinque anni è ora che una signorina inizi a comportarsi in modo serio e dopo le splendide follie dell'altra sera direi di poter iniziare senza particolari rimpianti... ma potrei anche rimandare di un po'. Non hai tanta voglia di essere seria quando ordini da bere e la barista, in evidente difficoltà ti chiede:

"MA CE LI HAI DICIOTT'ANNI?"
è successo sabato! mica scherzo!