lunedì 21 marzo 2011

Silvia: one in one million

Dopo due settimane di lavoro e una quasi nottata trascorsa a montare l'audio e le foto, tempo sufficiente perchè mi bloccassero la versione di Adobe Creative Suite (grazie Adobe, come sei solerte... altro che le telecamere della scuola!) il progetto è finito!
E anche se non è proprio all'altezza di quelli realizzati per il New York Times, poco importa perchè io e Silvia ce l'abbiamo messa davvero tutta. Lei soprattutto. Nonostante stesse lavorando e fosse parecchio impegnata, nonostante le abbia esposto le mie idee bislacche cinque minuti prima di cominciare, quindi senza preavviso alcuno, non ha esitato ad accettare con entusiasmo. Sarà che ci conosciamo da sempre e, pur vedendoci solo una volta a settimana (ma talvolta passano mesi senza che io la vada a trovare) non manca mai di dimostrarmi il suo affetto, chiacchierando con piacere, chiedendomis sempre come sto, anche solo regalandomi una fragola o un mandarino perchè, seppur venticinquenne io son sempre la sua bambina.
Ecco, in anni che la conosco non avevamo mai affrontato un discorso serio a proposito di cosa significhi il suo lavoro, nè per lei nè in generale e forse, data l'inevitabile fretta (stava pur sempre lavorando e dedicarmi un quarto d'ora non è stato semplice per lei) non siamo riuscite a toccare l'argomento nel migliore dei modi possibili. Poi è anche colpa mia che sono fessa e ricorro sempre all'infida tecnica dell'IMPROVVISIAMO TUTTO TANTO LE DOMANDE VENGONO DA SOLE! Aggiungiamo che riassumere un mestiere e una storia in due minuti e mezzo, massimo tre non è una faccenda da poco... si va beh le solite mille scuse...
Fatto sta che il progetto finito è questo qui: ho voluto raccontare i tempi che cambiano, il modificarsi  delle abitudini che rende la vita dei giovani sempre più frenetica e al contempo ambiziosa, conducendo ad una lenta e inevitabile fine quei mestieri antichi e tradizionali. Ho raccontato la storia di una venditrice ambulante di frutta e verdura, le cui giornate iniziano molto presto la mattina e la vedono distrutta ma appagata, una volta a casa. Appagata dallo stare all'aria aperta, a contatto con persone sempre nuove o dall'affetto dei clienti abituali che purtroppo, con un po' di malinconia, lei vede invecchiare di giorno in giorno...

Buona visione!


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